Finalmente sono tornati
i vecchietti del bar lume: Ampelio,
Aldo, Pilade e il Rimediotti. Sempre lì
a Pineta, nel bar di Massimo a chiacchierare del nuovo mistero che ha sconvolto
la tranquilla routine della cittadina Pisana. E’ scomparsa Vanessa Benedetti,
proprietaria insieme al marito Gianfranco, di un agriturismo nelle vicinanze.
La donna, la sera prima aveva ordinato chili e chili di carne per i tedeschi suoi ospiti e poi si perdono le sue tracce.
Si sa però che nel parlare comune, scomparsa
vuol dire morta e così scatta subito l’ipotesi del marito omicida e i
vecchietti vanno in fibrillazione; questa volta sotto lo sguardo benevolo
della commissaria, che li “usa” per far luce su alcuni aspetti dell’indagine. Il
pettegolezzo diventa metodo d’indagine.
Il ritrovamento
del cadavere del cartomante, Atlante il luminoso, che si era pronunciato sulla
scomparsa di Vanessa , complicherà ulteriormente le cose.
Naturalmente i vecchietti non si lasciano
scappare una notizia così succulenta e partono con i “Dice” Ovvero
in italiano corretto: “si dice”. Sul vocabolario questa affermazione viene
spiegata in questo modo: “più di una persona lo riporta”. Ma al BarLume il
termine “dice” ha tutto un altro significato: “ecco spiegato com’è la
faccenda”. Questione di lessico, piccole sfumature di significato. Del resto
siamo in un posto in cui il massimo grado di fiducia che l’interlocutore può
accordare al tuo racconto è dato dall’espressione “pol’esse”… Benvenuti in
Toscana, ovvero nella patria del dubbio.
Bentornato Malvaldi! La serie dei delitti del Barl
Lume ha un suo sicuro e nutrito gruppo di fan e la cosa si spiega molto
facilmente, perché i libri di Malvaldi sono piacevoli e leggeri come i
cappuccini che fa Massimo, nel suo bar.
Il
telefono senza fili si legge tutto d’un fiato, in un pomeriggio tranquillo.
L’intreccio e lo schema del giallo è molte semplice, forse troppo ma non è
questo che interessa dei libri di Malvaldi, ciò che conta e che piace sono i suoi
personaggi, divertenti e veri, protagonisti di un perfetto ritratto della toscanità.
Le digressioni filosofiche danno al libro quel
tocco in più che ti fa scordare che stai leggendo un giallo ma anzi a volte ti
fermi a pensare alla vita, all’amore e , in modo particolare in questo libro,
al passato e a quanto le esperienze negative ci segnino e a volte ci frenino
nel guardare al futuro con serenità e con coraggio.
In questo capitalo della serie, Massimo
cercherà, piano piano, di superare la sua naturale ritrosia verso il mondo
esterno e riuscirà a invitare a cena Alice, la giovane commissaria, che era già
entrata nel suo cuore, nei capitoli precedenti ma solo adesso si decide a
superar le sue titubanze, con i vecchietti che approvano e che sono subito
pronti a dare consigli, come fanno gli amici, ed è quello che sono diventati
anche per i lettori, degli amici, che almeno una volta l’anno vai a trovare,
perché vuoi sentire le loro chiacchiere
strampalate, con il loro linguaggio colorito, schietto e goliardico.